Le pratiche meditative e le terapie biofisiche, strumenti che convergono verso un profondo stato di rilassamento
- Marta Pileggi
- 5 apr 2024
- Tempo di lettura: 2 min
Aggiornamento: 1 ott 2024
Quando lavoriamo troppo, o quando non lavoriamo per niente, accumuliamo tensioni. Quando dormiamo troppo, o non dormiamo affatto, accumuliamo tensioni. Queste tensioni si ammassano nei diversi strati della personalità. Sappiamo che se la mente è tesa anche lo stomaco sarà teso e se lo stomaco è teso tutto il sistema circolatorio sarà a sua volta teso. Si crea un circolo vizioso dove le tensioni si accumulano nei sistemi muscolari, emozionali e mentali.
-Swami Satyananda Saraswati-
Calmare la mente, concentrarsi sul respiro e sul corpo, e distaccarsi dal frastuono della vita quotidiana sono elementi comuni a tutte le forme di meditazione. Questi principi si ritrovano anche nella mindfulness, nel Non-Sleep Deep Rest (NSDR) – un termine che racchiude varie tecniche capaci di indurre il cervello e il corpo in uno stato di profondo rilassamento senza farci addormentare completamente – e nella terapia biofisica R.E.EM. In questi contesti, gli stimoli interni ed esterni assumono una carica emotiva più tenue, permettendo un’elaborazione più consapevole a livello corticale, coinvolgendo in particolare la regione cerebrale attiva durante la meditazione.
La corteccia prefrontale e le sue connessioni sottocorticali svolgono un ruolo chiave nel controllo dei pensieri, delle abilità cognitive e delle emozioni, rispondendo agli stimoli emotivi in base alla loro rilevanza e modulando le reazioni emotive. La meditazione è associata a cambiamenti fisiologici positivi, come il rilascio di dopamina endogena e l’equilibrio tra le onde cerebrali tipiche dello stato di sonno (Alpha) e quelle della coscienza attiva (Beta), con la contemporanea presenza di onde Theta e Delta. Questo equilibrio, evidenziato da studi di neuroimaging (TC, RM e PET), segnala che la mente sta entrando in uno stato di rilassamento.
Durante la tecnica R.E.EM., il soggetto è immerso in un campo di frequenze modulate che inducono uno stato di rilassamento simile a quello meditativo, chiamato "ipnayogico". In questo stato di sogno vigile, è possibile accedere a immagini mentali legate a eventi ed emozioni del passato. Questo processo crea una mappa somatopsichica tra eventi ed emozioni, facilitando la dissoluzione di blocchi emotivi e liberando la memoria dai traumi passati, che possono influire negativamente sulla vita presente e futura.
La modifica della valenza emotiva coinvolge non solo gli stimoli presenti, ma anche le tracce mnestiche, ossia le rappresentazioni mentali o engrammi. Durante questa fase si lavora sull’etichettatura delle esperienze attraverso categorie sensoriali, percettive ed emozionali, strutturando così le esperienze per poterle registrare e recuperare in seguito. La memoria non è statica, ma si riscrive continuamente: richiamare ricordi induce uno stato transitorio chiamato “riattivazione”, durante il quale le informazioni possono essere modificate. La riattivazione si conclude con l'archiviazione della nuova traccia mnestica attraverso il processo di “reconsolidation” (Chiamulera et al., 2014).
In questo stato di "sogno" particolare, in cui corpo e mente si liberano dalle tensioni, le conoscenze delle medicine tradizionali e delle pratiche meditative si incontrano con le terapie biofisiche. È qui che fioriscono capacità cerebrali come la creatività, riducendo lo stress e sciogliendo i nodi emotivi che si formano lungo il percorso della vita.
Fonti:
- Huberman Lab, NSDR, Meditazione e Tecniche di Respirazione
- Chiamulera C., Hinnenthal I., Auber A., Cibin M. (2014), «Reconsolidation of maladaptive memories as a therapeutic target: Pre-clinical data and clinical approaches», Frontiers in Psychiatry



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